Mastoplastica Additiva retromuscolare: caso clinico e intervento

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Mastoplastica Additiva retromuscolare: anamnesi e quadro clinico

Indossa un reggiseno di taglia 1° e nel corso delle sue due gravidanze raggiunge una taglia 3° che la soddisfa pienamente. Le sue aspettative sono del tutto legittime e possono essere sicuramente raggiunte con un intervento chirurgico di Mastoplastica Additiva.

Il quadro clinico è caratterizzato da una Ipotrofia mammaria bilaterale con mammelle del tutto simmetriche. La distanza dal giugolo all’areola è di cm 15,5 e la distanza dalla placca areolo-mammaria al solco sottomammario è di cm 3, con un diametro areolare di cm 4.

Descrizione dell’intervento di Mastoplastica Additiva retromuscolare.

Eseguo una Mastoplastica Additiva con l’impianto di una coppia di protesi in sede retromuscolare di 260 gr. che, in corso d’intervento, dopo avere verificato tale volume con una protesi “sizer”, decido di portare a 290 gr. Effettuo l’incisione lungo il margine inferiore dell’areola, con un risultato estetico sicuramente più gradevole. Come sono solito fare, non applico drenaggi e non ci sono punti di sutura da rimuovere nel postoperatorio.

Osservazione

L’applicazione di drenaggi può essere utile per prevenire la formazione di ematomi. Ho avuto questa complicanza in due casi verso la fine degli anni ‘90, risolti senza intervenire chirurgicamente. Accade – è la mia ipotesi, per alcuni discutibile – perché la protesi viene alloggiata nel piano retromuscolare, che non presenta una ricca vascolarizzazione, e la conseguente distensione dei tessuti agisce come fattore compressivo. È chiaro che una corretta emostasi è indispensabile, così come lo è in tutti gli interventi chirurgici. Fin dal 2001, evito alle mie pazienti due ulteriori cicatrici, se pur poco visibili, e il disagio di due drenaggi la cui rimozione è talora causa di ansia e di dolore.

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