Il processo di cicatrizzazione

La qualità delle cicatrici negli interventi di Chirurgia Estetica condiziona il buon risultato estetico finale. Aspetti del tutto soggettivi, che variano da paziente a paziente e che né il chirurgo né i pazienti devono sottovalutare: quali sono i fattori che influenzano l’evoluzione cicatriziale?
Il processo di cicatrizzazione

Dottore, quanto dura il processo di cicatrizzazione?

Che cos’è la cicatrizzazione?

La richiesta di interventi di Chirurgia Estetica continua a crescere rapidamente in tutto il mondo.
Da un’indagine statistica effettuata nel 2017, si rileva un aumento del 9% dei trattamenti eseguiti rispetto all’anno precedente. Secondo l‘International Society of Aesthetic Plastic Surgery, Stati Uniti, Brasile, Giappone, Italia e Messico rappresentano il 41,4% degli interventi estetici nel mondo; la Mastoplastica Additiva, la Liposuzione, la Blefaroplastica e l’Addominoplastica sono i trattamenti più richiesti.

Questi numeri così importanti portano a considerare sempre più i vari aspetti clinici e le aspettative che la Chirurgia Estetica comporta, definendo rischi e limiti di tali procedure chirurgiche.

Le cicatrici sono uno dei principali motivi di apprensione dei pazienti: la loro evoluzione appare un’incognita e, per quanto sia possibile prospettare i cambiamenti che esse subiranno nel tempo, l’esito finale varia da soggetto a soggetto e dipende da una moltitudine di fattori legati alle caratteristiche intrinseche della pelle e, in generale, all’età, alle connotazioni fisiche e al quadro clinico generale di ciascun paziente.

Se lo scopo della Chirurgia Estetica è quello di migliorare l’aspetto fisico e l’autostima, particolare attenzione bisogna dare al processo di cicatrizzazione e agli esiti cicatriziali che da essa ne derivano, forieri di insoddisfazione e disagio psicologico.

Quali sono i tempi dell’evoluzione cicatriziale?

Una cicatrice, difficile da credere, ha un tempo di evoluzione di circa due anni. L’80% del suo percorso lo compie nell’arco dei primi sei mesi. Dopo è come se spegnesse gradualmente il suo motore biologico, per giungere lentamente alla sua stabilizzazione.

Come avviene la cicatrizzazione delle ferite?

Le cicatrici sono il risultato del processo di riparazione che il nostro organismo mette in atto tutte le volte che subisce un danno. Una normale evoluzione cicatriziale ha tempi e modi ben definiti:

  • nelle prime settimane una cicatrice ha bisogno di un maggiore apporto di sangue e si arricchisce di un numero considerevole di vasi sanguigni che ne determinano un colorito rossastro. Inoltre, vi è un eccesso di cellule connettive che la consolidano, dandole una consistenza duro-elastica;
  • a tre mesi dall’intervento, questi due eventi biologici raggiungono in genere il loro apice e la cicatrice appare di un colorito “rosso intenso”, con la consistenza di un denso cordone fibroso;
  • dal quarto mese in poi, la trama vascolare si riduce e il tessuto cicatriziale si sfibra, con il risultato che la cicatrice schiarisce e diventa più malleabile;
  • a sei mesi dall’intervento il suo colorito è in genere biancastro per l’assenza, nel suo contesto, di melanina. Contemporaneamente, acquisisce la stessa consistenza dei tessuti adiacenti.

Tipi di cicatrici: quali sono le anomalie più comuni?

Esempi di cicatrizzazione

I tempi e i modi indicati possono andare incontro a delle variabili che ne alterano il risultato estetico. Il processo di cicatrizzazione, infatti, può essere sottoposto a un’accelerazione del suo motore biologico che porta alla produzione di un’elevata quantità di vasi sanguigni e di cellule connettive, come accade nel caso di infezioni, o viceversa a un rallentamento, come avviene nei pazienti diabetici.

La verifica cha la normale evoluzione cicatriziale prosegua in modo corretto, valutando con attenzione i vari fattori di rischio e predisponendo tempestivamente un adeguato trattamento, è alla base di un postoperatorio agile e sereno, nonché di un risultato estetico ottimale

È importante, quindi, valutare con attenzione una eventuale anomala guarigione delle ferite chirurgiche, che possono causare la comparsa di particolari tipologie di cicatrici:

Cicatrici atrofiche
Avvallate, più o meno sottili e particolarmente fragili, sono dovute a una carenza di collagene.
In questi casi, il tessuto di riparazione non è sufficiente a sostituire integralmente il tessuto originario.

Cheloidi
Spesse, sollevate e rigonfie, si sviluppano quando il tessuto cicatriziale è soggetto a una fase proliferativa ancora più intensa, estendendosi al di là dei margini della ferita. Possono causare dolore, prurito e sensazione di tensione.

Cicatrici retraenti
La retrazione cicatriziale è un fenomeno biologico costante nel processo di cicatrizzazione, che si esaurisce nell’arco di quattro settimane. In alcuni casi e in sedi specifiche, quali quelle articolari, si ha un’eccessiva e prolungata contrazione con riduzione della superficie cutanea, che determina limitazioni funzionali e deficit di sensibilità.

Smagliature
Le possiamo considerare come il frutto di cicatrici interne, che si manifestano per la lacerazione delle fibre elastiche presenti
nel derma profondo. Anch’esse, all’inizio, sono tipicamente arrossate, per poi divenire biancastre per l’assenza nel loro contesto di melanina.

Cicatrici ipertrofiche
Rosse e dure, si formano per un’eccessiva e prolungata produzione di collagene, che non si estende al di là dei margini della ferita.

Cosa impedisce la cicatrizzazione?

La valutazione della storia clinica di ciascun paziente è fondamentale per identificare i fattori di rischio che possono condurre a cicatrici insoddisfacenti:

  • malattie cardiovascolari e ipertensione, che comportano un’inadeguata perfusione tissutale e un maggiore rischio di sanguinamento;
  • malattie polmonari croniche o anemie conclamate, come l’anemia sideropenica e l’anemia mediterranea, che possono essere alla base di un’inadeguata ossigenazione della pelle, con conseguente necrosi nel sito chirurgico;
  • malattie autoimmuni e del tessuto connettivo, che possono dar luogo a eccessiva fibrosi e a ispessimento delle cicatrici o, viceversa, a una non ottimale deposizione di collagene con conseguente formazione di cicatrici atrofiche e allargate;
  • diabete e trattamenti con immunosoppressori, che espongono a infezioni post-operatorie e a problemi di guarigione.

Se, nei giovani, i rischi medici possono limitarsi all’anemia sideropenica (carenza di ferro) o a malattie autoimmuni e del tessuto connettivo, maggiore attenzione bisogna prestare nell’anamnesi di quei soggetti che, col trascorrere degli anni, possono avere acquisito patologie talora silenziose, non rilevate. Uno screening preoperatorio è importante per valutare l’appropriatezza dell’intervento e mettere in guardia i pazienti da eventuali rischi sulla qualità delle cicatrici che ne derivano.

Valutazione dei rischi costituzionali e genetici

La condizione di obesità o, viceversa, di eccessivo dimagrimento sono spesso indice di anomalie nutrizionali e/o metaboliche che comportano un aumento dei rischi chirurgici e la possibilità di avere delle brutte cicatrici. Un rischio che si può riscontrare anche nei pazienti sottoposti a chirurgia bariatrica che vanno incontro a una sindrome da malassorbimento e a problemi metabolici, con la possibilità di sviluppare cicatrici atrofiche.

In alcuni pazienti, vi possono essere dei rischi familiari o razziali che contribuiscono a determinare cicatrici ipertrofiche o cheloidi. Soggetti con particolari associazioni genetiche o di fototipo 5 e 6 sono a maggior rischio di cicatrici più evidenti.
Anche l’età gioca un ruolo fondamentale nella tendenza a sviluppare brutte cicatrici. I pazienti più anziani con pelle più sottile e secca non hanno quasi alcuna possibilità di produrre cicatrici ipertrofiche, mentre gli adolescenti con una maggiore attività sebacea e cellulare hanno una maggiore probabilità di avere cicatrici appariscenti.

Modifica dello stile di vita

Lo stile di vita di un paziente può avere effetti importanti sul recupero postoperatorio e sulla qualità delle cicatrici.
È noto che il fumo di prodotti del tabacco ha un effetto dannoso nel periodo pre e postoperatorio, perché espone i tessuti agli effetti di nicotina, monossido di carbonio, acido cianidrico e ossido nitrico, sostanze che compromettono la guarigione delle ferite. Esistono numerosi studi scientifici che dimostrano gli effetti migliorativi sugli esiti cicatriziali quando il fumo viene interrotto almeno quattro settimane prima dell’intervento chirurgico.

I pazienti affetti da “dipendenze” possono avere effetti complessi che potenzialmente includono la ridotta partecipazione ai protocolli preoperatori e a seguire tutti quei consigli che il chirurgo potrà dare per un corretto e agevole postoperatorio.
Questi tipi di problemi sono abbastanza seri e in alcuni casi precludono l’intervento.

I soggetti fisicamente in forma, attivi e psicologicamente stabili tollerano meglio l’intervento e hanno una più rapida ripresa postoperatoria. Una dieta equilibrata e integratori di vitamina D, zinco e ferro hanno un impatto positivo sulla guarigione post operatoria, con cicatrici di migliore qualità.

Conclusioni

La Chirurgia Estetica moderna, grazie a tecniche chirurgiche innovative e avanzate, tende a ridurre al minimo gli esiti cicatriziali. Grazie ai consigli del chirurgo, a una corretta gestione del processo di cicatrizzazione, a una buona igiene e cura della ferita nonché un’adeguata nutrizione e idratazione, si possono ottenere risultati estetici soddisfacenti.

Sebbene le cicatrici perfette non esistano, sono disponibili diversi trattamenti che ne possono migliorare l’aspetto e la funzionalità: per esempio, i trattamenti con tecnica LPG – dal nome del suo inventore, Louis Paul Guitay – stimolano la rigenerazione del tessuto connettivo sottocutaneo e migliorano l’aspetto estetico delle cicatrici. Inoltre, l’uso combinato di gel di silicone, che migliora l’idratazione della pelle, e creme a base di quercetina e Vitamina E, che accelerano la guarigione delle cicatrici grazie alla presenza dei flavonoidi e alle loro proprietà antiossidanti, ne favorisce una positiva evoluzione e una minore evidenza.

DAL BLOG