Quanti tipi di protesi mammarie ci sono?

La scelta delle protesi mammarie è fondamentale in un intervento di Mastoplastica Additiva: che dimensioni devono avere? Quale forma e profilo? Sono davvero sicure? Una decisione ponderata e consapevole, presa insieme al chirurgo plastico in base alle specifiche esigenze estetiche e anatomiche, aiuta a ottenere il miglior risultato estetico con la massima sicurezza.
Tipi di protesi mammarie

Dottore, quali protesi mammaria sono giuste per me?

Protesi mammarie: tipologie, materiali, affidabilità

Al pari delle tante tipologie di protesi in uso in Chirurgia, le protesi mammarie sono “corpi estranei” introdotti all’interno del nostro organismo. Pertanto, prima di essere immesse sul mercato, sono soggette a controlli, verifiche e valutazioni per garantire totale sicurezza d’uso alle pazienti che si sottopongono a un intervento chirurgico di Mastoplastica Additiva per aumentare il volume del proprio seno.
In Italia, già soggetta alle direttive europee, il Ministero della Salute vigila sulla qualità e sicurezza delle protesi mammarie e, a ulteriore tutela delle pazienti, coordina il Registro Nazionale delle Protesi Mammarie insieme all’Istituto Superiore di Sanità: istituito nel 2019, con la collaborazione dei chirurghi e nel rispetto della privacy delle pazienti, il Registro raccoglie e monitora dati sugli impianti in uso per valutarne le performance nel tempo.

Il tema della sicurezza delle protesi per il seno è sempre stato preponderante nel dibattito medico ed è stato alla base della loro evoluzione nel corso dei decenni: dalle protesi lisce e spesse di prima generazione degli anni ‘60, a quelle più sottili, lisce e fragili degli anni ‘70 – ‘80, fino a quelle testurizzate di terza generazione e a quelle degli anni ‘90, anatomiche e più robuste.

È superfluo dire che ogni paziente è unica e che la singolarità delle sue caratteristiche fisiche deve emergere nella scelta della protesi mammaria per un corretto risultato estetico. Una individualità riassunta nei parametri corporei (taglia, peso, conformazione toracica e mammaria, per indicarne solo alcuni) che, come chirurgo plastico, devo attentamente valutare per determinare la tipologia di protesi da inserire, alla ricerca della sintesi perfetta tra volume, simmetria e naturalezza del risultato.

Le dimensioni delle protesi mammarie, infatti, devono essere stabilite, oltre che in base ai desideri della paziente, anche in rapporto alla sua altezza, alle dimensioni del torace, all’ampiezza delle spalle, alle caratteristiche dell’area intermammaria (distanza tra le mammelle e proiezione dello sterno) e alla qualità della pelle (spessore ed elasticità). Solo dopo aver effettuato queste valutazioni preliminari posso consigliare la tipologia di protesi più adatte al quadro clinico della paziente e possiamo concentrarci insieme sulla scelta della coppia più adatta.

Come fare per orientarsi tra le tante tipologie di impianti che esistono in circolazione?

Partiamo dalle basi: come sono fatte le protesi mammarie?

Le protesi mammarie attualmente in circolazione appartengono a due grandi famiglie che si distinguono per il tipo di materiale di cui sono riempite:

Protesi seno al silicone

Sono attualmente il tipo di impianto più utilizzato nella Chirurgia Estetica del seno, con risultati più gradevoli. Le pazienti, spesso, descrivono le protesi mammarie al silicone come impianti che danno al seno una sensazione più morbida e naturale. Il gel all’interno della protesi tende a rimanere compatto e dà alla mammella una morbidezza molto naturale. Queste protesi sono le più evolute perché hanno alle spalle una lunga storia, ben tre generazioni di impianti che, nel tempo, hanno permesso di migliorarne caratteristiche, tipologie, modelli: in Europa sono anche le più comuni e controllate dal punto di vista medico-scientifico.

Protesi seno con soluzione salina

Sono costituite da un guscio esterno in silicone e riempite con soluzione salina sterile (soluzione fisiologica). Una caratteristica unica delle protesi mammarie saline è che il chirurgo plastico può ottenere il volume desiderato regolando la quantità di soluzione fisiologica da inserire nella protesi al momento del loro posizionamento. Di conseguenza, ciò consente di lavorare all’interno di un’incisione più piccola, personalizzando il livello di riempimento per ottenere risultati ottimali. Le protesi saline hanno una consistenza più fluida e una forma più arrotondata rispetto al naturale tessuto mammario. Molto utilizzate negli Stati Uniti, vennero impiegate in Europa soprattutto alla fine degli anni ’90, quando alcuni paesi europei, come la Francia, proibirono momentaneamente l’impianto di protesi al gel di silicone. Danno una maggiore rigidità al cono mammario e, per la presenza talora di piccole bolle d’aria al loro interno, si può avvertire una sorta di sciacquio palpabile e persino udibile. La consistenza è più rigida e, rispetto alle protesi in gel di silicone, meno naturale.

Protesi mammarie al silicone o soluzione salina: sono entrambe sicure?

Le protesi mammarie sono sicure: i dati, relativi al 2020, raccolti dal Ministero della Salute e analizzati durante il 69° Congresso Nazionale SICPRE lo confermano.

Diversi tipi di protesi mammarie offrono qualità e caratteristiche uniche che consentono alla paziente, con la guida esperta del chirurgo plastico, di decidere quale protesi si adatti meglio agli obiettivi preposti e alle sue aspettative.

Che tipo di protesi al seno esistono?

Le protesi mammarie si possono classificare in base ad alcune caratteristiche:

  • forma (tonda o anatomica);
  • superficie (liscia o testurizzata);
  • profilo (basso, moderato, alto).

Che differenza c’è tra le protesi tonde e le protesi anatomiche o a goccia? In quali casi sono indicate?

Le protesi mammarie, originariamente, erano solo di forma rotonda. Negli anni ‘90 si sono aggiunte quelle anatomiche o “a goccia”, sebbene le tonde rimangano ancora oggi le più diffuse e le più utilizzate in Chirurgia Estetica del seno.

Le protesi “rotonde” o “tradizionali” sono uniformemente convesse nella parte anteriore, hanno un contenuto che si sposta al variare della posizione nello spazio e tende a scivolare verso il basso, conferendo un aspetto naturale alla mammella durante ogni movimento corporeo. Sono disponibili con diversi livelli di proiezione – bassa, media e alta – che determinano differenti effetti tridimensionali.

Le protesi “anatomiche”, impiegate in particolare nella Chirurgia Plastica ricostruttiva, a complemento della Chirurgia Oncologica del seno, sono caratterizzate da una diversa proiezione e da vario rapporto tra diametro maggiore e minore. Inizialmente sembrava potessero garantire risultati più naturali grazie alla loro forma, ma rendono al contrario la consistenza della mammella più dura e il loro contenuto non si sposta in maniera naturale seguendo i movimenti corporei. La forma a goccia dà minore pienezza ai quadranti superiori delle mammelle, proprio l’area del seno che si svuota inesorabilmente con il trascorrere degli anni. Per quanto mi riguarda, preferisco le protesi rotonde che permettono un risultato più gradevole, grazie alla minore rigidità e alla più omogenea distribuzione nel contesto del cono mammario.

Forme di protesi mammarie

Che differenza c’è tra protesi lisce e testurizzate?

Il guscio esterno, in silicone solido, delle protesi mammarie può essere liscio o ruvido (testurizzato). 
Le prime protesi mammarie, fino agli anni ’80, avevano una superficie liscia. Il loro utilizzo fu messo in relazione a una complicanza specifica: la “contrattura capsulare” ovvero l’ispessimento e indurimento della capsula fibrosa che circonda la protesi, di norma sottile ed elastica. Per questo motivo, già alla fine degli anni ’80, venne introdotta la testurizzazione, che rese la superficie irregolare per la presenza di prominenze di diversa altezza (macro o micro-testurizzazione). Oggi, la ricerca scientifica ha portato alla realizzazione di protesi mammarie con superficie nano-testurizzata, riducendo ulteriormente l’incidenza della contrattura capsulare.

Superficie protesi mammarie

Che cosa s’intende per profilo delle protesi mammarie?

Il profilo delle protesi mammarie rappresenta la proiezione dell’impianto rispetto alla superficie del torace.
A parità di volume, una protesi con proiezione maggiore avrà un diametro minore.
Esistono quattro diversi profili di protesi mammarie:

  • Il profilo alto e ultra-alto, dà una maggiore proiezione al cono mammario ma non riempie adeguatamente la sua base. È indicato nella correzione delle mammelle tuberose perché permette una migliore espansione della ghiandola;
  • Il profilo moderato, a mio parere il giusto compromesso tra proiezione e ampiezza della base del cono mammario;
  • Il profilo basso, indicato in toraci ampi con mammelle non del tutto svuotate.
Profilo protesi mammarie
La scelta del profilo più adatto dipende dalle preferenze personali delle pazienti, dalle loro caratteristiche fisiche e dal risultato estetico che desiderano ottenere.

Quali protesi mammarie scegliere?

Base, altezza e profilo delle protesi mammarie sono i parametri da valutare in armonia con le dimensioni del cono mammario e l’ampiezza del torace. Fattori che, come chirurgo plastico, cerco di bilanciare con i desideri e le preferenze individuali delle pazienti. 

È bene tenere presente che più grandi sono le protesi, minore sarà la possibilità di mantenere un buon risultato a lungo termine. Infatti, col trascorrere del tempo, la forza di gravità farà scivolare inevitabilmente il cono mammario e le protesi verso il basso. Questa tendenza è più evidente negli impianti retroghiandolari ma oltre un certo volume, che possiamo stabilire intorno ai 350 cc, riguarda anche quelli retromuscolari.

Proiezione protesi mammarie

Conclusioni

Tutte le protesi mammarie, oggi, sono sicure e certificate per uso medico, resistenti e durature nel tempo. Non esistono protesi migliori in assoluto, ma solo quelle che si adattano meglio alle caratteristiche fisiche delle pazienti. È basilare, quindi, confrontarsi sempre con il proprio chirurgo plastico per valutare con attenzione tutte le possibilità e scegliere la soluzione giusta per il proprio quadro clinico.

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