Che cos’è la Ptosi mammaria?

Seno cadente, pendulo, rilassato: tanti aggettivi afferenti a un unico quadro clinico che in Chirurgia Estetica si definisce “ptosi mammaria” e che si verifica quando la distanza tra il giugulo e l’areola, normalmente compresa tra i 16 e i 18 cm., supera quest’ultimo valore. In questo articolo, vi spiego a cosa è dovuto il seno cadente e quali soluzioni esistono per correggere questa condizione clinica.
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Dottore, cosa fare per il seno cadente?

CHE COS'È LA PTOSI MAMMARIA?

La Ptosi mammaria è una condizione clinica molto comune nelle donne, caratterizzata da un seno cadente, in cui la struttura di sostegno delle mammelle, rappresentata da una buona elasticità cutanea e da “bretelle” di tessuto connettivo, perde la sua stabilità anatomica.

Sbalzi ponderali e variazioni di volume tipiche della gravidanza e dell’allattamento concorrono al degrado di questo sistema di sospensione: le mammelle perdono la loro naturale compattezza e, cadenti e rilassate, si appoggiano sul torace.

Nella giovane donna, la mammella si presenta compatta e uniformemente ancorata sul torace, grazie a un sistema di sospensione e di stabilizzazione che, schematicamente, possiamo suddividere in tre sezioni:

  • la sezione anteriore, rappresentata dal rivestimento cutaneo che l’avvolge;
  • la sezione interna, formata dall’insieme di grasso e ghiandola che la riempie;
  • la sezione posteriore, costituita dalle aderenze fibrose che la saldano al muscolo pettorale.


Le tre sezioni sono unite fra loro da un sistema di fibre connettive che costituiscono nel loro insieme una rete di consolidamento. Queste fibre iniziano a perdere la loro capacità contrattile sin dall’adolescenza: un considerevole dimagrimento, la gravidanza, l’allattamento o il naturale decadimento dei tessuti mammari dovuto all’età, porta alla perdita della consistenza e dell’elasticità del seno, che si svuota e cede verso il basso, configurando il quadro clinico della Ptosi mammaria.

Come calcolare il grado di Ptosi?

La mammella ideale si distende sul torace come una rilevanza tondeggiante il cui diametro può variare da circa 14 – 16 cm (coppa B) a 16 – 18 cm (coppa C). Il suo margine inferiore è ben definito dal solco sottomammario, formato da un’aderenza fibrosa alla fascia superficiale. Il fascino della mammella è legato alla disposizione del complesso areola-capezzolo che ne rappresenta il centro topografico, funzionale ed estetico. Nel “bel seno”, questo è disposto al di sopra del solco sottomammario, con il capezzolo alla sua sommità. Il grado di Ptosi mammaria è determinato, in posizione eretta, dal rapporto capezzolo – solco sottomammario e dalla quantità di cute che poggia sul torace:
  • Ptosi mammaria lieve, capezzolo sotto il solco sottomammario sino a 2 cm. e mammella che poggia sulla parete toracica sino a 2 cm;
  • Ptosi mammaria moderata, capezzolo sotto il solco per circa 3 cm. e mammella che poggia in egual misura sul torace;
  • Ptosi mammaria severa, entrambi i parametri superano ampiamente i 4 cm.

Nella pratica clinica, ogni caso è diverso dall’altro, a seconda dell’età della paziente, delle abitudini alimentari, delle gravidanze sostenute e del periodo di allattamento.

Ptosi mammaria lieve
Caratteristiche e trattamento chirurgico

Nella Ptosi mammaria lieve, le mammelle sono solo leggermente abbassate, la cute mammaria poggia lievemente sulla parete toracica e il capezzolo scende appena al di sotto del solco sottomammario. Ciò è dovuto in genere a un dimagrimento o a una gravidanza senza eccessivo incremento ponderale, dove il tessuto cutaneo ha conservato una modesta elasticità, mentre la componente adiposa e ghiandolare si è progressivamente ridotta. A mio parere, l’aspetto poco piacevole è dovuto più all’esiguo volume che alla Ptosi non sempre evidente: in questi casi, l’inserimento di una protesi mammaria permette di riempire gradevolmente il seno che si proietta in avanti, sollevandosi dalla parete toracica.

Come da mia abitudine, in casi come questo inserisco la protesi attraverso una incisione sul margine inferiore dell’areola, così da avere una cicatrice che si nasconde nel contesto della pigmentazione areolare. Una lieve lassità cutanea, quasi sempre presente, richiede l’utilizzo di una protesi sufficientemente voluminosa con proiezione moderata, così da riempire adeguatamente il cono mammario. Per evitare una Ptosi mammaria secondaria, conviene posizionare la protesi nel piano retromuscolare “totale”: le fibre infero-laterali del muscolo grande pettorale creeranno una sorta di “amaca”, su cui poggia la protesi, impedendole di scendere verso il basso senza che vi sia, in genere, la necessità di sollevare il complesso areola-capezzolo.

È vero: alcuni colleghi preferiscono ubicare la protesi dietro la ghiandola, ma nella mia esperienza clinica il risultato è spesso deludente. Quando ho collocato la protesi dietro alla ghiandola, per espresso desiderio della paziente (condizionata dal postoperatorio più agevole o dal bel risultato di un’amica), mi sono trovato ad affrontare dei casi di insoddisfazione dovuti a una evidente visibilità e palpabilità delle protesi. 

Consiglio sempre la sede retromuscolare, a garanzia di un risultato più stabile e naturale.

Ptosi mammaria moderata
Caratteristiche e trattamento chirurgico

Nella Ptosi mammaria moderata, la mammella cede verso il basso e la placca areolo-mammaria occupa in parte i suoi quadranti inferiori, mentre il capezzolo guarda solitamente davanti a sé con un angolo di circa 45°. Questo è dovuto il più delle volte alla gravidanza, quando durante il periodo di gestazione le mammelle hanno un cospicuo aumento di volume che porta a una parziale compromissione delle fibre elastiche. Dopo il parto, il seno si svuota e la pelle non si ritrae adeguatamente sul cono mammario.

In questo caso, il chirurgo plastico ha due alternative:

  • la Mastopessi periareolare, con una cicatrice tutta attorno all’areola che si camuffa facilmente con la sua pigmentazione;
  • la Mastopessi verticale, a cui si associa alla cicatrice periareolare una cicatrice verticale, in genere di buona qualità ma pur sempre evidente.


Delle due, io preferisco la Mastopessi periareolare che non altera la struttura della mammella e ha il vantaggio di ottenere delle cicatrici facilmente occultabili.

La tecnica di Benelli nella ptosi mammaria moderata

Le tecniche chirurgiche tradizionali si sono sempre confrontate con le inevitabili cicatrici, cruccio principale nel campo della Chirurgia Estetica e particolarmente sentito dalla donna per l’evidente coinvolgimento che il seno ha nella sfera sessuale. Perfezionata da L. C. Benelli nel 1989, la Mastopessi periareolare con “roundblock” permette di correggere la Ptosi con una sutura circolare, passante nel contesto del derma. Il round-block costituisce un “cerchiaggio” e tende a fissare la cute mammaria intorno alla neo-areola.

La pelle della mammella ha una notevole capacità di ritrazione, dovuta a quella naturale propensione ad adattarsi ai vari cambiamenti di volume che intercorrono nel corso di gravidanza e allattamento. Se persiste una discreta elasticità cutanea, la pelle si ritrae in modo spontaneo sul nuovo cono mammario, allorché l’edema post-operatorio sarà scomparso. Un altro dei principali benefici di questa tecnica è quello di preservare l’integrità della vascolarizzazione e dell’innervazione dell’areola, che può invece essere compromessa con una tecnica verticale, a “L” o a “T” capovolta.

L’introduzione in Chirurgia Estetica dell’approccio periareolare con “Tecnica Benelli”, ha messo a disposizione del chirurgo plastico una metodica che consente di eseguire la correzione della Ptosi con un innegabile vantaggio estetico e conseguentemente psicologico, rispettando al massimo l’integrità anatomica del seno e lasciando il minimo di esiti cicatriziali.
La tecnica di Benelli è ritenuta una delle più importanti innovazioni in chirurgia mammaria di questi ultimi due decenni.

Per approfondire, è possibile consultare il caso clinico relativo alla correzione della Ptosi mammaria moderata con la Mastopessi periareolare secondo Benelli.

Ptosi mammaria moderata - tecnica chirurgica secondo Benelli

Ptosi mammaria severa
Caratteristiche e trattamento chirurgico

Una mammella svuotata e cadente che poggia ampiamente sulla parete toracica, con il capezzolo posto al di sotto del solco sottomammario di 4 cm e oltre, configura chiaramente una Ptosi mammaria severa: pelle anelastica, per carenza di fibre collagene ed elastiche, polo superiore svuotato per la modesta presenza di parenchima mammario, diffuse smagliature a testimoniare un importante giovanile volume, sottili pliche cutanee più frequenti al polo inferiore in posizione supina, caratterizzano spesso questo quadro clinico e condizionano la scelta della tecnica chirurgica da eseguire.

In questo caso è opportuno utilizzare la tecnica di Mastopessi con cicatrice verticale, a cui si associa l’impianto di una protesi in sede retromuscolare, il cui volume deve essere concordato con la paziente, ma rispettando sempre i criteri che portano a un risultato stabile e naturale. Con questa procedura chirurgica si solleva la ghiandola mammaria mediante la plicatura dei suoi quadranti inferiori e si elimina la pelle tutto intorno all’areola e nella parte centrale del polo inferiore, così da riposizionare in alto il complesso areola-capezzolo. Alla cicatrice intorno all’areola si aggiunge, inevitabilmente, una cicatrice verticale che scende in basso sino in prossimità del solco sottomammario.

Questa tecnica consente di ottenere dei buoni risultati che, però, si concretizzano alcuni mesi dopo l’intervento. Inizialmente, la cicatrice verticale è molto evidente e costituisce un ostacolo all’armonioso andamento curvilineo del margine inferiore della mammella. La sua consistenza duro-elastica, a guisa di un cordone fibroso, impedisce la distensione, determinando un aspetto poco gradevole. A tre mesi dall’intervento, la cicatrice inizia a sfibrarsi e il cono mammario si distende gradualmente, dando alla mammella un aspetto naturale.

Conclusioni

La Chirurgia Estetica può efficacemente correggere il quadro clinico della Ptosi mammaria con l’intervento di Mastopessi, a cui si associa il più delle volte l’impianto di protesi per ridare il giusto volume alle mammelle svuotate. L’obiettivo finale della procedura è di conferire al seno una piacevole compattezza, una corretta posizione nella metà superiore del torace e una forma naturale, restituendo alle mammelle un adeguato volume.

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